Nuova musica italiana

Il fenomeno dei cantautori italiani: tradizione e innovazione

La canzone d’autore in Italia rappresenta un fenomeno culturale unico, un ponte tra la ricca tradizione poetica e musicale del paese e le continue spinte all’innovazione. I cantautori italiani, più che semplici musicisti, sono stati e continuano a essere veri e propri poeti moderni, capaci di raccontare la società, la politica, l’amore e l’animo umano con un linguaggio artistico in continua evoluzione. Questo articolo esplora le radici, lo sviluppo e il futuro di questo genere, analizzando come i cantautori abbiano saputo attingere al passato, reinterpretandolo e proiettandolo nel futuro.

Le radici profonde di un genere unico

Il cantautorato italiano non nasce dal nulla, ma affonda le sue radici in un terreno culturale ricco e stratificato. La lirica letteraria e la poesia popolare, come evidenziato dall’analisi di Accademia University Press, hanno fornito la base per lo sviluppo di una canzone d’autore attenta alla qualità del testo. I primi cantautori, come Fabrizio De André e Luigi Tenco, hanno ereditato questa tradizione, portando nella canzone temi e stilemi tipici della poesia, colmando un vuoto culturale lasciato dal declino della poesia come forma d’arte popolare. La figura del cantastorie, radicata nella tradizione orale italiana, ha contribuito a creare un terreno fertile per una canzone incentrata sulla narrazione e sull’espressione personale. Come si legge su Biblioteca Nazionale, artisti popolari come Vito Santangelo hanno mantenuto viva questa tradizione, influenzando il cantautorato moderno con la loro capacità di raccontare storie ed eventi attraverso la musica.

Un’altra importante radice del cantautorato è la canzone napoletana e l’opera buffa del Settecento, come spiegato da ItalianOpera. La canzone moderna, emersa in questo periodo, derivava da queste forme musicali, rispondendo a precise motivazioni sociali e culturali. L’opera buffa, in particolare, offriva una rappresentazione caricaturale della nobiltà, riflettendo il cambiamento nei rapporti di potere. Questo spirito critico e di osservazione sociale sarà poi ripreso e sviluppato dai cantautori.

L’innovazione di Modugno e l’influenza internazionale

Gli anni ’50 e ’60 segnano un punto di svolta. L’Italia vive un periodo di grande fermento, e l’influenza della musica internazionale, in particolare del rock and roll e del folk americano, si fa sentire. Domenico Modugno, con la sua “Nel blu dipinto di blu”, presentata a Sanremo nel 1958, rappresenta una rottura con la tradizione, aprendo la strada a una nuova concezione della canzone, come ricorda Treccani. Modugno “inventa” la figura del cantautore, introducendo elementi di recitazione e aprendo la canzone al surreale e alla psicoanalisi, pur mantenendo un’impronta popolare. Questa ventata di novità, unita all’influenza di artisti come Bob Dylan e i cantautori francesi, crea un terreno fertile per la nascita di una nuova generazione di artisti italiani.

L’epoca d’oro: gli anni ’60 e ’70

Gli anni ’60 e ’70 rappresentano il periodo di massima fioritura del cantautorato italiano. La canzone d’autore diventa uno strumento di espressione e identificazione per intere generazioni, un mezzo per raccontare le speranze, le delusioni, le lotte e i cambiamenti di un paese in rapida trasformazione. Emergono figure chiave come Gino Paoli, Luigi Tenco, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Francesco Guccini, ognuno con un proprio stile e una propria poetica, come ben documentato da DocSity. Questi artisti introducono testi impegnati e personali, spesso ispirati alla letteratura e alla poesia, e sonorità che attingono da generi diversi, superando i confini della canzone melodica tradizionale. Canzoni come “Ciao amore ciao” di Tenco, “La guerra di Piero” di De André, “Vengo anch’io. No, tu no” di Jannacci e “L’avvelenata” di Guccini diventano veri e propri inni generazionali.

Il Club Tenco e la “canzone d’autore”

Un ruolo fondamentale nella promozione e nella valorizzazione del cantautorato è svolto dal Club Tenco, nato a Sanremo nel 1974, come si legge sul sito ufficiale. La “Rassegna della Canzone d’Autore”, organizzata dal Club, introduce l’espressione “canzone d’autore”, presa in prestito dalla critica d’arte, per nobilitare un genere musicale spesso relegato ai margini. Il Premio Tenco, assegnato ad artisti italiani e internazionali, ha contribuito a riconoscere la qualità e l’innovazione nella canzone, premiando figure come Léo Ferré, Fabrizio De André, Paolo Conte e, più recentemente, Battiato e Ligabue.

Le diverse anime del cantautorato

Il cantautorato italiano si è sviluppato in diverse “scuole”, ognuna con caratteristiche stilistiche e tematiche peculiari. La scuola genovese, con figure come De André, Tenco, Paoli, Bindi e Lauzi, si distingue per l’attenzione ai temi esistenziali, all’amore, alla solitudine e per un linguaggio spesso crepuscolare e malinconico. A Milano, Jannacci e Gaber portano avanti un discorso più legato alla realtà sociale, all’emarginazione e alla critica alla società borghese, sviluppando una forma di canzone-teatro che unisce musica e riflessione critica. A Roma, si affermano cantautori come Francesco De Gregori e Antonello Venditti, con un approccio più narrativo e legato alla città, alle sue storie e ai suoi personaggi. A Modena e Bologna, Francesco Guccini si distingue per uno stile più letterario e narrativo, intrecciando il particolare e l’universale, con influenze che spaziano dai classici alla letteratura americana.

Innovazione linguistica e musicale

Uno degli aspetti più significativi del cantautorato italiano è la costante ricerca di innovazione, sia a livello linguistico che musicale. I cantautori hanno rivoluzionato il rapporto tra musica e testo, attribuendo a quest’ultimo un’importanza pari a quella della melodia. Il testo si libera dalle strutture tradizionali della canzone, le sezioni melodiche diventano più libere e adattabili al contenuto emotivo, e si attenua la ricerca di melodie altisonanti a favore di un’essenzialità espressiva, come spiega Treccani. L’uso di enjambements marcati e la riaccentazione delle parole, come nota Accademia University Press, sono esempi di tecniche innovative utilizzate per superare i vincoli formali imposti dalla musica. Molti cantautori, inoltre, hanno sperimentato con l’elettronica, il rock progressivo e altre influenze, contribuendo a creare un panorama musicale ricco e variegato. Lucio Battisti, ad esempio, ha rivoluzionato la forma canzone italiana, sperimentando nuove sonorità e collaborando con Mogol per testi che esploravano temi sentimentali in modo inedito.

La canzone come impegno sociale

Un filone importante del cantautorato è rappresentato dalla canzone politica e di protesta. Già negli anni ’50 e ’60, esperienze come il Cantacronache di Torino e il Nuovo Canzoniere Italiano avevano promosso autori come Ivan Della Mea e Fausto Amodei. Negli anni ’70, la canzone di protesta si diffonde ampiamente, con artisti come Claudio Lolli, Pierangelo Bertoli e lo stesso De André, che affrontano temi sociali, politici e di contestazione, dando voce agli emarginati e denunciando le ingiustizie. Questo impegno sociale, come si legge su Meritocrazia Italia, ha reso il cantautorato un punto di riferimento per intere generazioni.

Il ruolo delle donne e l’uso del dialetto

Il contributo delle cantautrici alla storia della canzone italiana è stato fondamentale e in costante crescita. Le prime manifestazioni di cantautorato femminile si rintracciano negli anni ’60, con figure come Rosa Balistreri, voce intensa e narratrice della sua Sicilia, e Giovanna Marini, studiosa di canti popolari e sociali, come ricorda Rockit. Negli anni ’70 e ’80, sempre più donne si fanno protagoniste, superando il ruolo di interpreti per raccontare in prima persona le proprie storie. Artiste come Gianna Nannini, Teresa De Sio, Paola Turci e Giuni Russo segnano un’epoca. Negli anni ’90, il rock indipendente italiano offre un terreno fertile per nuovi talenti, come Carmen Consoli, Cristina Donà e Marina Rei. Oggi, il cantautorato femminile è vivacissimo, con numerose artiste che portano innovazione, come evidenziato sempre su Rockit. Figure come Madame e Ditonellapiaga rappresentano una nuova generazione di artiste poliedriche e innovative.

Un altro elemento di innovazione è rappresentato dall’uso del dialetto. Molti cantautori, come approfondito da Studocu, lo hanno utilizzato per esprimere un legame con le proprie radici, ma anche per affrontare temi sociali in modo più diretto e autentico. Fabrizio De André, ad esempio, lo ha utilizzato in modo antifolkloristico, mentre artisti come Rosa Balistreri e, più recentemente, Enzo Avitabile, hanno fatto del dialetto un elemento centrale della loro poetica.

Il cantautorato oggi: tra eredità e nuove sfide

Oggi, la scena musicale è profondamente mutata, con l’avvento del digitale e delle piattaforme di streaming. La figura del cantautore, tuttavia, non è scomparsa, come spiega Il Popolano. Artisti come Lucio Corsi, Margherita Vicaro, Iosonouncane, Dente, Brunori Sas, Colapesce, Dimartino e Le Luci della Centrale Elettrica rappresentano una nuova generazione che, pur ispirandosi alla tradizione, affronta temi contemporanei e sperimenta con nuove sonorità. Rockit offre una panoramica interessante su alcuni di questi nuovi talenti, evidenziando come il cantautorato italiano continui a evolversi e a rinnovarsi.

Il riconoscimento accademico dell’importanza culturale e linguistica dei cantautori, come testimoniato dall’articolo su Luca Serianni e dal suo coinvolgimento nel progetto “La lingua cantata”, sottolinea ulteriormente la rilevanza di questo fenomeno. La canzone d’autore è stata sdoganata e studiata come una forma d’arte a tutti gli effetti.

Un futuro in continua evoluzione

Il fenomeno dei cantautori italiani, con la sua ricca storia e la sua continua evoluzione, dimostra la vitalità di una forma d’arte capace di coniugare tradizione e innovazione. Dalle radici nella poesia e nella musica popolare, all’esplosione degli anni ’60 e ’70, fino alle nuove generazioni, il cantautorato continua a essere un punto di riferimento per la cultura italiana. La capacità di rinnovarsi, affrontando nuove tematiche e sperimentando con nuove sonorità, pur mantenendo un legame profondo con la propria storia, è la chiave del suo successo. Il futuro del cantautorato è un futuro in continua evoluzione, un futuro in cui tradizione e innovazione continueranno a dialogare, dando vita a nuove forme di espressione artistica e a nuove voci capaci di raccontare il nostro tempo.

L’altra metà del cielo musicale italiano

Nel comunicare l’ottimo stato di salute della musica tricolore abbiamo anche accennato ad alcuni degli artisti più interessanti emersi nel periodo recente. Una carrellata però tutt’altro che esaustiva: per questo abbiamo voluto dedicare un breve focus alle artiste donne da seguire sui social così come sotto palco, con un’analisi che prende in considerazione solo le under 40.

Margherita Vicario, il talento a tutto tondo

Recita, interpreta, compone: pochissime altre musiciste della sua generazione hanno un talento sfaccettato come Margherita Vicario. Emersa dal cast de “I Cesaroni”, per l’artista romana il mondo delle sette note è importante tanto quanto quello del set, e l’anno scorso ha visto finalmente uscire il suo secondo album, “Bingo”, una vera sorpresa nel panorama italiano.

Non solo per la strategia di snocciolare un singolo alla volta lungo un arco temporale di mesi, il che ha solo aumentato l’hype attorno alla figura di Vicario, ma anche per la qualità e poliedricità del repertorio: dai toni drammatici a quelli sarcastici, dalla polemica politica alle ballate romantiche, Margherita si destreggia fra rap, rock, canzone d’autore ed elettronica, dominando peraltro anche il palcoscenico con una presenza che fa difetto anche a musicisti dalla carriera più lunga. Un personaggio da tenere d’occhio.

Mara Sattei, seguendo le orme di Giorgia

Esplosa grazie al fratello Tha Supreme, la vocalist romana si è ritagliata subito un ruolo come punto di riferimento per accenti melodici in brani altrui come quelli di Gazzelle o Carl Brave, ma nel 2022 l’uscita del suo primo lavoro “Universo” ha cambiato la percezione su questa musicista molto dotata anche dal punto di vista della composizione.

Ne è stata riprova la collaborazione con Giorgia Todrani nel brano “Parentesi”, che l’ha immediatamente proiettata fra le nuove stelle del pop italiano, accanto a Francesca Michielin o Elodie.

Myss Keta e le altre

Un capitolo a parte lo meritano le cantanti della scena pop più colorata e irriverente: capofila dell’ultimo periodo è sicuramente Myss Keta, da sempre nascosta da parrucca e mascherina (anche prima dell’emergenza sanitaria).

Lei e i personaggi a lei affini si inseriscono – è ovvio – in un filone tenuto a battesimo da Donatella Rettore o addirittura Raffaella Carrà, con esiti simili e una analoga vena irriverente. Tra gli altri nomi da tenere a mente, non si possono non citare La rappresentante di Lista o Ditonellapiaga.

Il rock italiano è in ottima salute

Sappiamo tutti del successo dell’attuale momento d’oro dei rapper italiani, o della scena elettronica del nostro paese: ne abbiamo parlato in dettaglio. Non a tutti piacciono, però, questo genere di artisti, e molti rimpiangono la vitalità del nostro rock, particolarmente negli anni Novanta. Va detto, a onor del vero, che i Måneskin sono lungi dall’essere gli unici rappresentanti attuali di quel genere, che gode invece anche adesso di un ottimo stato di salute.

Zen Circus e tutti gli altri

A rappresentarlo più che degnamente ci sono formazioni come gli Zen Circus e i Ministri, più stagionate, insieme ad altri animali da palcoscenico come i Tre Allegri Ragazzi Morti, più vicini, e da sempre, ad atmosfere punk. Non sono le sole band da indagare se vi interessa un suono senza compromessi: fra quelle emerse più recentemente, i Pinguini Tattici Nucleari hanno trovato un’audience più ampia da un paio di stagioni a questa parte, anche se mediando fra il sound degli esordi e quello attuale, più radiofonico.

Non si può dire la stessa cosa dei Fast Animals and Slow Kids, formazione umbra che raccoglie sempre più consensi di anno in anno. Management (ex “Management del dolore post-operatorio”), Sick Tamburo o Fine Before You Came sono altri gruppi, come quella band, profondamente originali, ma di nicchia e noti spesso solo nell’ambito della scena alternativa: insieme a Bud Spencer Blues Explosion, sono i nomi che vorrete ricordare per avere a portata di mano sonorità più aspre e radicali, che raggiungono il loro massimo nella dimensione dal vivo.

Un discorso a parte lo meritano i Camillas: sicuramente fra i talenti migliori dell’ambito rock, la loro carriera è stata purtroppo stroncata dalla morte del frontman Mirko Bertuccioli, nel 2020, a causa del Covid.

I nuovi fenomeni della scena italiana

È fuori dubbio che la scena musicale di casa nostra stia vivendo un momento di ottima salute, nonostante la prolungata chiusura dei locali e lo stop ai tour al chiuso di artisti grandi e piccoli. I lockdown e le restrizioni legati al Covid hanno sì costretto più di una generazione di musicisti a fermare le loro performance, ma non per questo è stata anche la loro creatività a frenare. Anzi, ora che il peggio è passato assistiamo all’uscita di una miriade di nuove uscite che sta rivitalizzando il panorama radiofonico e stimolando le case discografiche nella ricerca di nuove voci non necessariamente da pescare tra i concorrenti dei vari talent show.

C’è vita oltre i Måneskin

Il 2021 è stato, per osservatori attenti ma anche per i più distratti, l’anno dei Måneskin: la band guidata da Damiano David ha ricevuto attenzioni e riconoscimenti anche e soprattutto all’estero, illuminando i riflettori sul substrato dal quale sono emersi i quattro giovanissimi rocker romani che, però, sono lungi dall’essere gli unici musicisti interessanti in arrivo dall’Italia. In questa sezione del sito ne troverete indicati diversi, anche di insospettabili.

La scalata irresistibile di Blanco

Il co-vincitore di Sanremo 2022, tenuto a battesimo da Salmo e “benedetto” anche da Adriano Celentano e Gino Paoli, ha polverizzato ogni record: il suo primo tour, a sostegno di “Blu Celeste”, ha registrato il tutto esaurito in ognuna delle date annunciate (circa una quarantina), un successo mai raggiunto per un artista esordiente – nemmeno quando a esibirsi sono stati nomi ormai blasonati come quelli di Jovanotti, Cesare Cremonini o Achille Lauro.

Madame e le ragazze vincenti

Un’altra edizione di Sanremo, quella del 2021, è servita a illuminare un altro talento giovanissimo: quello di Madame, con la sua formula tra trap, soul e pop. L’anno che è seguito è stato impegnativo per la cantante veneta, che si è trovata anche a collaborare con pezzi da 90 come Laura Pausini, e che si è affacciata oltreconfine per cercare di conquistare la difficile scena francese. Contemporaneamente, il mondo della discografia ha cercato di capitalizzare sul suo talento scovando altre artiste altrettanto sensibili e contaminate, da Ariete a Laila Al Habash passando per l’emergente Anna, più melodica.

Vale Lambo, Anastasio e gli altri: forza Napoli!

Primo fu Liberato: il misterioso vocalist incappucciato ha mietuto grandissimi successi anche dal vivo qualche stagione fa, illuminando il sottobosco musicale campano e in particolare quello all’ombra del Vesuvio. Così sono esplosi diversi altri fenomeni quasi tutti provenienti dalla scena hip-hop o trap: Vale Lambo, Geolier, Anastasio e veterani come Clementino o Luchè.

Contemporaneamente c’è un nome che non può non essere associato al rifiorire della scena napoletana trent’anni dopo i fasti di 99 Posse e Almamegretta, e che però non ha a che fare con il grande universo hip-hop: è quello dei Nu Genea (già New Guinea), che stanno trasformando le piste da ballo in luoghi sofisticati, fra omaggi ad Alan Sorrenti, James Senese e ritmi forsennati che vanno dal jazz al funk.